Nelle organizzazioni dove dati, previsioni e piani operativi sono pane quotidiano, esiste una componente spesso sottovalutata: la relazione umana. È proprio da lì che prende forma l’autentico cambiamento. Non è la corsa alla competizione a rendere un’azienda davvero efficace, bensì la capacità di creare legami e scambio tra le persone. Quando si costruisce un ambiente in cui le intuizioni si condividono, le differenze si valorizzano e l’ascolto guida il confronto, allora si attiva un processo virtuoso: le decisioni sono ponderate e nascono iniziative capaci di aprire nuove prospettive. 

Nel mondo delle professioni economiche i numeri, i dati e le strategie sono pane quotidiano, 
ma un ingrediente meno visibile ma decisivo per fare davvero la differenza è l’uomo dietro a tutto questo. E cosa rende un’impresa, piccola o grande che sia, vincente, dinamica o, per usare un termine in voga, performante? No, non la competizione, bensì la connessione.

Questo è il tempo in cui innovazione significa “tecnologia” ma la realtà è che le vere azioni che cambiano il tavolo in cui giochiamo sono quelle che nascono dalle idee che un gruppo di persone unite dalla stessa visione edorganizzate in una struttura che le supporta, mettono in piedi.  E come si fa?

È necessaria una capacità fondamentale, che nessuna macchina o tecnologia può (ancora) fare, la capacità di mettersi in ascolto l’uno dell’altro, è in quel momento che accade qualcosa. Il valore di un team non è la somma delle sue parti, ma l’energia che circola tra i suoi membri, e questo tipo di scambio non si misura su un KPI, ma si percepisce in modo chiaramente diverso nelle riunioni che non vorresti terminare, nei silenzi che non interrompi, ma che preferisci cogliere per avere tempo di rifletterci, nelle battute che non sono state dette, ma che sono un passo verso la soluzione, e quando quell’ascolto prende forma, nascono strategie vincenti e si realizzano sogni prima impensabili. Il progresso. 

Man mano che le aziende crescono e si strutturano aumentano le complessità. Esistono molteplici esperienze, punti di vista e modi di gestire. Tanta complessità può diventare un potenziale sia positivo che negativo, se si costruisce un modello collaborativo in cui l’identità diventa più forte grazie al confronto, otterremo lo stesso effetto dell’ascolto tra persone.

Vogliamo dire che un’impresa è più performante rispetto ai concorrenti quando il vantaggio competitivo non è dato solo dal saper leggere i numeri, ma dal riconoscere le persone. Quelle persone che hanno quella scintilla e sanno quando è il momento giusto per avviare un progetto e quando è il momento per cambiare rotta, che non vuol dire essere deboli, anzi, richiede forza. 

Il contributo delle persone diventa insostituibile, quella intuizione che può fare la fortuna di un’impresa, intesa come gruppo di persone, quindi torna a essere lo scambio un elemento necessario. Aprirsi al contributo degli altri, il che implica fiducia. Fiducia che il collega non sia un concorrente, ma un alleato, che l’errore non è un peccato da nascondere, ma un’opportunità per imparare, che il traguardo raggiunto da soli, qualunque sia, valga meno di quello raggiunto insieme a qualcuno.

Dove le idee circolano meglio, si prendono decisioni più rapidamente, le soluzioni innovative sono la regola, le intelligenze non si standardizzano; il contributo, non il controllo, costruisce un ambiente dove “fare insieme” è una prassi quotidiana. Tutto ciò diventa anche parte della strategia. Perché nei mercati di oggi, iperconnessi e in continua trasformazione, chi sa muoversi in modo fluido tra competenze, visioni e generazioni diverse, ha una marcia in più. Non si tratta solo di risolvere problemi, ma di anticiparli. Di cogliere segnali deboli, intuire traiettorie, costruire rapporti di senso oltre che reti di business. 

Il futuro delle professioni economiche non sarà disegnato dai singoli leaders e dall’intelligenza artificiale, ma da gruppi affiatati, fatti da persone che hanno capito che il valore nasce non da quanto si prende, ma da quanto si è disposti a mettere in circolo. E che ogni progetto importante inizia sempre allo stesso modo: con due persone che si ascoltano davvero. 

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