Una persona che ha maturato debiti elevati nei confronti di un creditore rischia il pignoramento dei propri beni che possono anche riguardare stipendi, case o più in generale, immobili personali.

Lo scenario di questi ultimi anni ha determinato uno stato di insolvenza di molti piccoli imprenditori e persone fisiche che, soprattutto dopo la crisi pandemica, non sono riusciti a far fronte ai tanti debiti accumulati. Si tratta di debiti contratti con le banche o con le società finanziarie, con il fisco oppure con fornitori.

Può verificarsi che qualche creditore agisca attivando la procedura di pignoramento per recuperare le somme dovute.

In questi casi, la possibilità di sospendere le azioni esecutive è rappresentata dal ricorso alla legge contro il sovraindebitamento che permette di poter agire a tutela di almeno una parte del proprio patrimonio.

Bloccare un pignoramento può risolvere una condizione finanziaria disagiata.

Se un creditore intende farsi ripagare quanto concesso al debitore, può rivalersi sui beni immobiliari di quest’ultimo, anche sulla prima casa, malgrado molte persone pensano che questa non sia pignorabile, in quanto bene essenziale.

Qualora il bene, sia venduto all’asta, non può più usufruire dei benefici della legge sul sovraindebitamento. Si può al limite tentare una diversa assegnazione del ricavato dell’asta, ma non si può annullare la vendita. 

Se si interviene in prossimità dell’asta, invece, ci sono concrete possibilità di intervenire in modo vantaggioso.

Se i creditori sono banche, finanziarie o privati, la prima casa si può pignorare e per il debitore non sussiste nessuna forma di tutela. 

Se invece il creditore è l’Agenzia Entrate Riscossione vengono applicati limiti e condizioni sulla pignorabilità.

Il pignoramento della prima casa non è possibile nei casi seguenti:

  • l’immobile è l’unico di proprietà del debitore;
  • è il luogo di residenza del debitore;
  • non è un immobile di lusso, anche se è l’unico (categorie A/8 e A/9);
  • è accatastato come civile abitazione.

Se manca una sola di queste condizioni, anche l’Agente per la riscossione esattoriale può pignorare la prima casa. 

Le altre condizioni che rendono possibile il pignoramento anche da parte dell’Agenzia Entrate sono:

  • un debito superiore a 120mila euro
  • beni immobili di proprietà del debitore superiori a 120mila euro.

Molto spesso, però, i creditori cercano di recuperare quanto gli spetta aggredendo lo stipendio del debitore. 

Viene definito “pignoramento dello stipendio presso terzi” e può applicarsi ad un massimo del 20% dello stipendio. Riguarda sia stipendio, sia pensione, sia NASPI.

Come misura emergenziale per affrontare la crisi economica derivante dalla pandemia, il Governo aveva previsto il blocco dei pignoramenti sugli stipendi e il blocco degli avvisi di pagamento da parte dell’Agenzia Entrate. Dal settembre 2021 questo non è più valido e non esistono altre agevolazioni. 

Altro aspetto che potrebbe riguardare un debitore in crisi economica è quello del pignoramento del proprio conto corrente che porta anche al blocco del conto. Nel caso di lavoratore dipendente o pensionato, non è possibile pignorare l’intero conto corrente.

Può accadere che sia l’Agenzia delle Entrate a decidere di pignorare il conto, in caso di mancato pagamento di cartelle esattoriali. In questo caso la procedura è più veloce, soprattutto dopo l’approvazione della Legge di Bilancio del 2020. Se prima era necessario l’intervento dell’autorità giudiziaria, oggi il pignoramento del conto corrente può avvenire anche direttamente da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

L’azione di rivalsa di un creditore nei confronti di un debitore può riguardare anche il cosiddetto pignoramento mobiliare che si verifica quando si procede all’appropriazione di beni materiali e non immobiliari, come ad esempio arredi, auto, veicoli, gioielli o elettrodomestici.

In questo caso il creditore deve tenere in considerazione i cosiddetti beni materiali “impignorabili”, che comprendono le seguenti categorie:

  • Beni di prima necessità per una vita dignitosa, quindi cibo, bevande, letto, frigorifero, tavolo e sedie.
  • Beni essenziali per poter svolgere le attività lavorative, ad esempio l’auto per poter andare al lavoro.
  • Oggetti con particolare valore affettivo o per svolgere pratiche di culto.
  • Oggetti che il debitore ha venduto prima dell’atto di pignoramento.

Se il debitore è in difficoltà e non ha la possibilità di ripagare il proprio debito, il ricorso ad una delle procedure della legge sul sovraindebitamento potrebbe rappresentare l’unica alternativa alla risoluzione della situazione. 

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