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Il diritto alla salute psicofisica dell’individuo trova il suo fondamento normativo nella Costituzione (artt. 2, 3, 32 Cost.), per cui la dizione di “salute” è intesa secondo un’accezione ampia che svincola da un criterio di determinazione puramente medico-legale, e va a coincidere con il “valore” della persona nel suo complesso.
Secondo il nostro ordinamento giuridico, la persona viene considerata e tutelata nel suo modo di esistere, di essere e, quindi, in tutte le attività nelle quali si determina la propria personalità. La normativa esistente è esaustiva nel tutelare le persone rispetto alla sfera del benessere generale?
Norme di legge e dati statistici
Come docente e istruttore in alcune tematiche relative alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, ho vissuto in maniera diretta l’evoluzione delle norme di legge che regolano tale realtà. Con il passare degli anni ho potuto comunque riscontrare che, nonostante l’impegno profuso del legislatore, compreso da ultimo il lavoro svolto in ambito di Conferenza Stato Regioni, la situazione italiana fa registrare continuamente numeri elevati di denunce di infortunio sul lavoro, molte delle quali con esisti gravi, e denunce da parte numerosi lavoratori per aver riportato malattie professionali.
L’INAIL pubblica periodicamente i dati statici relativi agli infortuni sul lavoro e nell’ultimo quinquennio quei dati mostrano un andamento pressoché costante delle denunce – con eccezione del 2022 – e una apprezzabile diminuzione dei casi di morti sul lavoro. Questi dati rappresentano un significativo miglioramento rispetto agli stessi indici di 15, 20 anni fa, anche se non possono essere ritenuti compatibili con gli obiettivi delle attuali norme relative alla sicurezza nel lavoro.
L’impianto della nostra attuale normativa in materia di sicurezza e salute nel lavoro – il Testo unico D. Lgs. 81/2008 e s.m.i. – è molto chiaro e attendibile. Fa riferimento ad aspetti sia teorici che pratici, relativamente alla numerosa serie di rischi cui possano essere esposti i lavoratori e, in particolare, è estremamente chiaro quando precisa i ruoli e le responsabilità da assegnare a determinate figure, lavoratori compresi.
Certo è che l’efficacia della formazione è poi nelle mani del dipendente che sceglie se applicare o meno in modo coerente le norme. Il tutto può confluire nella manifestazione di errori che tecnicamente è meglio chiamare “non conformità”, che in alcuni casi non producono nessun effetto negativo sulle persone (i cosiddetti near miss), ma che talvolta si manifestano con conseguenze dannose su chi ha generato l’errore e peggio ancora sul altre persone.
In queste circostanze sembra che venga perso completamente uno dei messaggi fondamentali che la nostra normativa prepotentemente richiama, ovvero il rispetto delle disposizioni e il senso del dovere che ognuno, in qualità di lavoratore, deve tenere presente e rispettare garantendo così la propria etica professionale.
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Formazione e informazione sono necessarie
Si fanno molti sforzi, attraverso percorsi di informazione, per preparare i lavoratori affinché siano correttamente informati rispetto al ruolo che viene loro assegnato e alle relative responsabilità. Altrettanti sforzi vengono compiuti affinché, quando sia ritenuto necessario, venga reso disponibile ai lavoratori un percorso di addestramento idoneo a far acquisire le necessarie manualità (come nel caso dell’uso di attrezzature, dispositivi di protezione e altro).
Vengono profusi ulteriori e significativi interventi, affinché ogni singolo lavoratore possa essere cosciente delle sue capacità in relazione a tutto ciò che rappresenta il contesto in cui esercita la sua attività lavorativa. Si va quindi da interventi di informazione, a interventi di addestramento e a quelli di formazione, ma il sistema normativo include solo nel Giugno 2021, attraverso la ISO 45003, indicazioni per come gestire la salute psicologica nei luoghi di lavoro attraverso un’ottica più ampia di rischio psicosociale.
Un passo avanti per la salute mentale dei lavoratori (ma si può fare di più)
La salute mentale viene così inserita nella cornice della gestione della salute e della sicurezza, in particolare sotto gli aspetti che costituiscono elementi fondamentali per garantire un corretto funzionamento dei processi aziendali.
L’INAIL ha emanato raccomandazioni relative alla gestione dei rischi psicosociali riferimenti in merito agli impatti psicologici dei lavoratori ed è stata raggiunta una intesa con il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi per un protocollo di tutela globale dei lavoratori (16 Ottobre 2023).
In Italia alcune aziende mettono a disposizione dei lavoratori esperti psicologi che hanno anche il compito di coadiuvare i Servizi di Prevenzione e Protezione e in particolare di supportare il medico di fabbrica.
Nonostante tutto non esistono attualmente, a livello giuridico, precise direttive e disposizioni atte a monitorare il benessere psicologico dei lavoratori, tenendo conto che in molte realtà è il fattore umano a determinare le condizioni di infortuni sul lavoro.
Conclusioni
Appare evidente che è tempo di proporre alle varie aziende, pubbliche e private, l’obbligo dell’elaborazione di un documento di valutazione del “RISCHO DI BENESSERE AZIENDALE DEI LAVORATORI” che deve essere avviato e supportato da indirizzi ed iniziative politiche.
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Questi ultimi sono quelli che in maniera molto significativa devono incidere sulla consapevolezza dei lavoratori come titolari di un ruolo e devono far maturare in loro la certezza del saper essere in relazione alle proprie responsabilità.
ACK Service & Design vuole proporre il suo supporto alle aziende affinché possano essere esercitate azioni di sensibilizzazione sul loro personale, mirate a mettere in luce eventuali carenze formative in virtù delle quali, come conseguenza, possa venire meno il riconoscimento dei ruoli e delle relative responsabilità.