La fiducia affonda le radici nel latino fides: fede, lealtà, credere. È delicata e vive nello scambio continuo tra due esseri umani. È fragile come sabbia che scivola tra le dita: richiede tempo per costruirsi e un attimo per svanire. Eppure quella stessa sabbia può diventare un castello, un paradosso che mostra come ciò che sfugge possa anche sostenere. La fiducia è un atto creativo: nasce dalle mani, dal respiro, dall’ascolto, dal tocco. È una vibrazione che permette di riconoscere l’altro e sé stessi.

C’è chi conosce il mondo attraverso i suoni, chi si orienta con uno schiocco di dita che rimbalza negli spazi e restituisce una direzione. Fidarsi diventa così una forma di ascolto: una vibrazione che permette di riconoscere l’altro e di riconoscersi. Un dettaglio svela una verità profonda: diciamo “mi fido ciecamente”. È un modo di dire comune, ma rivela molto.

Fidarsi ciecamente significa affidarsi a un suono, a un respiro, a una variazione dell’aria. Significa sapere senza vedere. La fiducia diventa un senso diverso, che non passa dagli occhi ma dalle vibrazioni, dalle parole sussurrate, da ciò che una presenza fa risuonare dentro di noi. La fiducia ha un timbro, un ritmo, un’intensità. Non sempre è un suono forte: spesso è un suono così lieve che lo senti solo se ti fermi davvero. È un orientamento invisibile, un eco che indica la strada senza alzare la voce. È un filo sottilissimo che sembra spezzarsi al minimo peso, ma con l’intreccio giusto diventa una corda robusta, come quelle delle navi, capace di resistere alle tempeste.

Non si parla più di forza o debolezza, ma di intrecci. Le vite si intrecciano, le anime si intrecciano, e in quell’unione nasce la possibilità di fidarsi davvero. Spesso si sente dire: “mi fidavo di te e tu hai disatteso”. Ma non è la fiducia a crollare: è l’aspettativa. La fiducia non chiede nulla, non pretende nulla. Esiste e basta. È un rischio puro, un salto, un affidarsi nudo. La fiducia è un sussurro. E chi sussurra è più forte di chi urla. Il sussurro non spinge: entra. A volte può spaccarti dentro più di qualsiasi grido. La fiducia non fa rumore, ma lascia tracce profonde: non si vede, si sente. È quel silenzio sottile che unisce due persone senza bisogno di guardarsi, perché la fiducia esiste nel sentire, non nel dichiarare. Alla fine resta questo: il filo che diventa corda, la sabbia che diventa castello, il suono leggero che diventa orientamento, il sussurro che diventa presenza.

Come scrive Niccolò Fabi in Costruire:

“Costruire. E giorno dopo giorno è silenziosamente costruire. E costruire è sapere. E costruire è potere rinunciare alla perfezione. E costruire è sapere mantenere separate la vita che si vede e la vita che si sente”.

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