Il welfare aziendale è l’insieme di beni e servizi offerti dalle aziende ai dipendenti per migliorarne il benessere, la qualità della vita e il rapporto tra lavoro e vita privata, al di fuori della retribuzione base. Queste iniziative includono benefit come buoni pasto, assicurazioni sanitarie, flessibilità lavorativa e supporto per la famiglia, e si affiancano al “welfare state” pubblico.
Questa definizione deriva dal fatto che negli anni il ruolo dei lavoratori all’interno delle organizzazioni è notevolmente cambiato diventando sempre più centrale. Sebbene si siano susseguiti nel tempo diversi riferimenti ed esempi nella costituzione ed applicazione di una politica di Welfare nelle aziende, non esiste di fatto un inventore della politica del Welfare Aziendale.
Uno dei riferimenti più noti per quanto riguarda le aziende italiane è sicuramente Adriano Olivetti, il quale, da vero pioniere del welfare aziendale moderno, promosse un approccio olistico che considerava la fabbrica parte della comunità. La sua azienda offriva assistenza sanitaria, asili nido, colonie estive, trasporti e incoraggiava la partecipazione dei lavoratori attraverso comitati di gestione. Molti altri imprenditori italiani hanno seguito il suo esempio e creato organizzazioni sempre più proficue e produttive attraverso la soddisfazione dei propri collaboratori.
La definizione, “un lavoratore contento produce di più”, in tutte le sue declinazioni, è sicuramente una frase entrata ormai a far parte del comune lessico del mondo del lavoro. In effetti questo corrisponde a verità e, soprattutto negli ultimi anni, la felicità di un lavoratore non è data solo dal mero compenso che riceve per la sua prestazione professionale. Molti studi, fatto salvo un aspetto retributivo coerente, identificano nell’ambiente di lavoro, nei rapporti con i colleghi, nel rapporto con i propri responsabili, unitamente alla considerazione generale che il lavoratore percepisce da parte dell’organizzazione, i fattori fondamentali che determinano la propria soddisfazione di far parte di quell’organizzazione o meno.
In questo contesto di continua evoluzione, un’organizzazione che tiene in maniera particolare alla salute dei propri collaboratori, rappresenta sicuramente un ulteriore passo avanti nell’interpretazione di quelli che sono i nuovi bisogni e le nuove esigenze da parte del lavoratore. In questo contesto potremmo inserire il concetto della “responsabilità sociale d’impresa” che, oltre ad un comportamento etico e trasparente verso l’esterno, tiene conto in maniera particolare di quello che sono le azioni anche nei confronti dell’interno dell’organizzazione e quindi nel trattamento dei propri collaboratori sotto tutti i punti di vista.
Uno degli aspetti che sta emergendo in maniera sempre più marcata negli ultimi anni è la considerazione del datore di lavoro nei confronti dello stato di salute dei propri collaboratori. In questo preciso contesto si inserisce perfettamente quello che può essere il beneficio che la biofisica può introdurre nelle moderne realtà aziendali che abbiano la volontà di mantenere in equilibrio lo stato di salute della propria organizzazione.
Il nuovo concetto di “Recovery Room”, come ambiente dove il collaboratore può effettuare diversi trattamenti allo scopo di mantenere il proprio organismo in equilibrio e contrastare quello che ad esempio può essere uno stato di particolare stress dovuto alla propria attività lavorativa, piuttosto che mantenere inalterato il proprio stato energetico o ancora, contrastare ad esempio i disagi temporanei che uno stato psicofisico naturale può portare, è sicuramente da considerarsi un grande passo avanti verso quella che potremmo considerare la vera responsabilità sociale d’impresa.
👉🏻 Vedi l’articolo LA BIOFISICA AL SERVIZIO DEL WELFARE AZIENDALE
“Il welfare aziendale è l’insieme di beni e servizi offerti dalle aziende ai dipendenti per migliorarne il benessere, la qualità della vita e il rapporto tra lavoro e vita privata, al di fuori della retribuzione base. Queste iniziative includono benefit come buoni pasto, assicurazioni sanitarie, flessibilità lavorativa e supporto per la famiglia, e si affiancano al “welfare state” pubblico” .
Questa definizione deriva dal fatto che negli anni il ruolo dei lavoratori all’interno delle organizzazioni è notevolmente cambiato diventando sempre più centrale. Sebbene si siano susseguiti nel tempo diversi riferimenti ed esempi nella costituzione ed applicazione di una politica di Welfare nelle aziende, non esiste di fatto un inventore della politica del Welfare Aziendale.
Uno dei riferimenti più noti per quanto riguarda le aziende italiane è sicuramente Adriano Olivetti, il quale, da vero pioniere del welfare aziendale moderno, promosse un approccio olistico che considerava la fabbrica parte della comunità. La sua azienda offriva assistenza sanitaria, asili nido, colonie estive, trasporti e incoraggiava la partecipazione dei lavoratori attraverso comitati di gestione. Molti altri imprenditori italiani hanno seguito il suo esempio e creato organizzazioni sempre più proficue e produttive attraverso la soddisfazione dei propri collaboratori. La definizione, ”un lavoratore contento produce di più “ , in tutte le sue declinazioni, è sicuramente una frase entrata ormai a far parte del comune lessico del mondo del lavoro.
In effetti questo corrisponde a verità e, soprattutto negli ultimi anni, la felicità di un lavoratore non è data solo dal mero compenso che riceve per la sua prestazione professionale. Molti studi, fatto salvo un aspetto retributivo coerente, identificano nell’ambiente di lavoro, nei rapporti con i colleghi, nel rapporto con i propri responsabili, unitamente alla considerazione generale che il lavoratore percepisce da parte dell’organizzazione, i fattori fondamentali che determinano la propria soddisfazione di far parte di quell’organizzazione o meno. In questo contesto di continua evoluzione, un’organizzazione che tiene in maniera particolare alla salute dei propri collaboratori, rappresenta sicuramente un ulteriore passo avanti nell’interpretazione di quelli che sono i nuovi bisogni e le nuove esigenze da parte del lavoratore.
In questo contesto potremmo inserire il concetto della “responsabilità sociale d’impresa” che, oltre ad un comportamento etico e trasparente verso l’esterno, tiene conto in maniera particolare di quello che sono le azioni anche nei confronti dell’interno dell’organizzazione e quindi nel trattamento dei propri collaboratori sotto tutti i punti di vista.
Uno degli aspetti che sta emergendo in maniera sempre più marcata negli ultimi anni è la considerazione del datore di lavoro nei confronti dello stato di salute dei propri collaboratori. In questo preciso contesto si inserisce perfettamente quello che può essere il beneficio che la biofisica può introdurre nelle moderne realtà aziendali che abbiano la volontà di mantenere in equilibrio lo stato di salute della propria organizzazione.
Il nuovo concetto di “Recovery Room”, come ambiente dove il collaboratore può effettuare diversi trattamenti allo scopo di mantenere il proprio organismo in equilibrio e contrastare quello che ad esempio può essere uno stato di particolare stress dovuto alla propria attività lavorativa, piuttosto che mantenere inalterato il proprio stato energetico o ancora, contrastare ad esempio i disagi temporanei che uno stato psicofisico naturale può portare, è sicuramente da considerarsi un grande passo avanti verso quella che potremmo considerare la vera responsabilità sociale d’impresa.