Il mondo dei social network sta cambiando. Dopo anni di “vetrine” e rappresentazioni falsate, cresce la richiesta di autenticità e contenuti integrati con il presente. L’etica antropocentrica torna protagonista. Non è solo una questione di moda: è una risposta a una crisi di fiducia e attenzione, alimentata da algoritmi che oggi devono rincorrere una consapevolezza più antica e genuina. Anche le piattaforme si adeguano: Instagram, con il nuovo premio Rings, riconosce il valore di chi crea cultura e connessioni reali. Un segnale che le coscienze si muovono, e la rete può tornare a essere umana.
Da sempre la narrazione dominante sui social è stata quella della performance, dell’apparenza, della rincorsa al like. Ma i dati più recenti raccontano un’inversione di tendenza: cercano autenticità, trasparenza, contenuti che rispecchino la complessità del reale e non solo la sua superficie. Secondo il report Digital 2024 di We Are Social, il 2025 segna un nuovo record di utenti attivi sui social, ma anche una crescita della domanda di esperienze digitali più vere e meno costruite.
L’algoritmo, che per anni ha premiato la viralità e la spettacolarizzazione, oggi si adatta: su Meta (Facebook e Instagram), il ranking dei contenuti privilegia le interazioni significative, i commenti lunghi, le condivisioni in direct, le risposte alle storie. Non basta più avere tanti follower: conta la qualità della relazione e la capacità di generare conversazioni autentiche. L’intelligenza artificiale, sempre più integrata nei sistemi di raccomandazione, viene usata per promuovere contenuti di valore e per identificare (e limitare) la disinformazione e i comportamenti tossici.
In questo scenario ben si colloca Re-infodemia, per esempio, con il suo taglio antropocentrico. Mi ricorda molto l’emblematica Olivetti, precursore del sistema di welfare per i dipendenti nei primi anni del 900. Esempio seguito da altri grandi nomi italiani, tra cui Luxottica e Ferrero. Realtà che hanno fatto la storia perché dall’etica antropocentrica hanno tratto linfa vitale.
Oggi più che mai dobbiamo comprendere quando sia fondamentale essere autentici per creare reti di qualità. La tecnologia diventa un valore aggiunto quando è capace di creare relazioni, intrecciando idee, progetti collocando al centro la persona e il bene collettivo.
I tempi sono maturi e il caso Instagram Rings è emblematico. Meta ha annunciato un riconoscimento annuale per 25 creator che si distinguono non per i numeri, ma per il coraggio creativo, l’originalità e l’impatto culturale. Il premio? Un anello d’oro fisico, disegnato dalla stilista Grace Wales Bonner, e un “halo” digitale che circonda il profilo e le storie dei vincitori. Non si tratta di una funzione attivabile o di un bonus economico: è un segnale di status, visibilità e reputazione, assegnato da una giuria internazionale che include Adam Mosseri, Spike Lee, Marc Jacobs, Marques Brownlee e altri protagonisti della cultura contemporanea.
La selezione non premia i profili più seguiti, ma chi guida le conversazioni, sperimenta nuovi linguaggi, ispira la community. È un riconoscimento che punta a valorizzare chi “sposta l’asticella”, chi rischia e crea connessioni autentiche. Rings rappresenta una svolta simbolica: la reputazione torna al centro, la qualità batte la quantità.
Quando parliamo di social parliamo di vita reale, di sentimenti e di persone. Non lo possiamo più dimenticare. Le piattaforme imparano ad ascoltare. Gli utenti premiano chi si espone in prima persona, chi mette la faccia, chi costruisce fiducia giorno dopo giorno.
Il futuro dei social passa da qui: meno rappresentazione, più realtà. Meno algoritmi ciechi, più consapevolezza. Meno rincorsa alla tendenza, più attenzione all’impatto culturale e sociale. All’autenticità. Siamo la trasformazione: generatori di energia proattiva, per una rete davvero utile a tutti.