“La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto.” 
— Albert Einstein 

Ci sono parole che sembrano leggere, quasi frivole. “Creatività” è una di queste. La immaginiamo spesso tra schizzi di pennarello, post-it colorati e workshop motivazionali in sale riunioni con pareti lavagna. Un vezzo da creativi, pubblicitari, artisti. Poco utile, poco concreto, poco aziendale. E invece no. In tempi in cui l’incertezza è la sola certezza, la creatività è uno degli strumenti più seri — e sottovalutati — a disposizione di chi guida, organizza, gestisce, innova.

È il carburante invisibile di una nuova leadership. Perché essere creativi non significa inventare sempre qualcosa di nuovo, ma guardare in modo nuovo anche ciò che è sempre stato lì. È intuizione e deduzione, è ragione che si fa immaginazione, è la capacità di unire i puntini dove gli altri vedono solo confusione. 

Un manager creativo non è quello che ha mille idee al secondo, ma quello che sa fare una cosa difficile e preziosa: scegliere l’idea giusta al momento giusto, anche se nessuno l’ha mai provata prima. Pensaci: quante volte, in azienda, hai sentito dire “Non è realistico”, “Non funzionerà”, “Abbiamo sempre fatto così”? È lì che muore ogni possibilità di cambiamento.  

La creatività vera — quella che serve a chi fa impresa — non è libertà anarchica, ma disciplina del pensiero: sapere quando lasciarsi ispirare e quando tornare al metodo. È come suonare jazz: grande libertà, ma con tecnica impeccabile. Solo così si costruisce una visione che tiene insieme pensiero analitico e pensiero laterale, obiettivi e intuizioni, controllo e fiducia. 

Un esempio? Un’azienda del settore logistica ha chiesto al team HR di proporre un nuovo piano di welfare. Non il solito pacchetto benefit, ma qualcosa che migliorasse realmente benessere e produttività. L’idea, nata da un’intuizione creativa e poi strutturata in modo solido, è stata una “Settimana flessibile rovesciata”: 4 giorni in presenza con un giorno mobile da scegliere liberamente per formazione personale. Il risultato? Maggiore engagement, minore turnover, e aumento misurabile della produttività in meno di sei mesi. Nessuna magia. Solo un pensiero diverso. 

Essere creativi oggi significa cambiare sguardo: smettere di chiedersi solo come fare meglio e iniziare a domandarsi perché facciamo così. La creatività, in azienda, non è decorativa. È TRASFORMATIVA. E può nascere solo in ambienti che la permettono. Luoghi dove l’errore non è punito, ma ascoltato. Dove la diversità di pensiero è vista come un arricchimento, non come una minaccia. Dove anche la voce più giovane del team può portare l’idea che cambia tutto. E tu, che tipo di cultura stai alimentando? 

La questione, in fondo, è questa: vogliamo continuare a lavorare per far funzionare ciò che esiste, o vogliamo avere il coraggio di creare ciò che ancora non esiste? Perché la creatività, oggi, è l’unico modo per abitare il cambiamento senza subirlo. È la capacità di trovare soluzioni nuove a problemi vecchi. È la possibilità concreta di migliorare le organizzazioni — e la vita delle persone che le abitano — partendo da uno spostamento interno: mentale, culturale, umano. 

Ecco perché non basta più “pensare fuori dagli schemi”. Serve cambiare proprio forma agli schemi. Le aziende più innovative non sono quelle che hanno più budget o più tecnologia, ma quelle che sanno valorizzare una risorsa spesso dimenticata: l’immaginazione applicata. Quella che collega intelligenza emotiva, ascolto attivo, capacità strategica, leadership relazionale. La creatività è una competenza di business. E come tutte le competenze, si può allenare. 

Allora, la domanda è semplice ma scomoda: quanto spazio dai — davvero — alla creatività nelle tue decisioni, nei tuoi team, nei tuoi processi? La creatività non è un lusso per artisti, ma un dovere per leader. È tempo di riportarla al centro, smettere di sottovalutarla, rileggerla non come “ispirazione” ma come una forma concreta di intelligenza in azione

Se tutto ciò che sai fare è risolvere problemi, stai già perdendo terreno. Impara a immaginarne di nuovi. È da lì che nasce il futuro. Il tuo. Quello della tua azienda. E quello di chi ci lavora. 

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