
Guardando un servizio di Quasar (Rai2 del 12 luglio us) mi sono resa conto che l’intelligenza artificiale e la creatività sono un binomio indissolubile. Ogni giorno cambia la vita delle persone per superare svariate difficoltà. Dai DSA agli amputati, alle persone allergiche, ai non vedenti, l’AI è in grado di creare un ponte, una connessione efficiente ed efficace. A Parma ricerca e ingegneria mostrano come dati, imaging e algoritmi guidino riabilitazioni più efficaci, monitorino parametri peri-operatori e personalizzino formazione e assistenza su svariati aspetti della vita umana.
Possibilità, non limiti.
Oggi la tecnologia non è un muro freddo di codici, ma un alleato che ci semplifica la vita. Pensiamo a un orologio smart che avvisa quando stiamo camminando poco o a un’app che ricorda le medicine: sono piccoli esempi di come i dati possano aiutare chi ha difficoltà motorie o di memoria. L’AI unisce queste informazioni alla conoscenza medica e diventa una spinta in più per muoversi, parlare, partecipare.
Biochimica e nutraceutica nella vita di tutti i giorni.
Immagina di fare la spesa e scoprire subito se un alimento contiene sostanze utili al tuo benessere. Con i modelli AI, i ricercatori di Parma riescono a studiare in anticipo come proteine e molecole reagiscono, evitando test invasivi. È come avere un dietologo digitale che crea integratori su misura, pensati per le persone più fragili o con esigenze speciali.
Neuroni specchio e riabilitazione.
Ricordi quando da bambino imitavi i gesti di un adulto per imparare? La ricerca di Parma ha scoperto i neuroni specchio, quelli che si accendono quando guardiamo e ripetiamo un movimento. Oggi, grazie alla realtà virtuale, chi ha avuto un ictus può osservare un’azione semplice, come afferrare una tazza, e provare a rifarla con l’aiuto di guanti sensorizzati. È un modo naturale e coinvolgente di rieducare il cervello.
Robot sociali e memoria.
Un anziano con piccoli problemi di memoria può allenarsi parlando con Nao, un robot umanoide che gioca e propone esercizi. È come un compagno di giochi che non si stanca mai e aiuta a mantenere viva l’attenzione, mentre registra i progressi e avvisa i medici se qualcosa non va.
AI in sala operatoria.
L’Università di Parma è tra i primi al mondo a usare AI per aiutare anestesisti e chirurghi. I modelli analizzano i dati del paziente in tempo reale e prevedono possibili complicazioni. È un po’ come avere un “navigatore” durante un intervento: segnala i rischi prima che accadano, rendendo tutto più sicuro.
Interfacce cervello-computer.
Pensa a una persona che non può più muovere le mani ma che riesce a scrivere un messaggio solo pensando alle lettere: è quello che fanno le BCI, leggendo i segnali del cervello e trasformandoli in comandi. Questi sistemi, abbinati a occhi e voce, permettono di controllare una carrozzina o un computer senza toccare nulla.
Formazione e accessibilità.
All’università, molti studenti con difficoltà usano strumenti digitali che spiegano i testi in modo semplice o offrono tutor virtuali. Questo modello di inclusione si può portare anche negli ospedali e nelle case di cura. A Parma, i corsi su AI e telemedicina formano professionisti che sanno integrare dispositivi e dati, riducendo distanze e barriere.
Pari opportunità.
L’innovazione è davvero utile quando diventa accessibile a tutti. Se un ragazzo può tornare a scrivere con un casco BCI o un anziano può recuperare gesti quotidiani con la realtà virtuale, significa che la tecnologia sta costruendo ponti reali. Oggi creatività e AI lavorano insieme per aprire nuove strade: ogni progetto, ogni dispositivo intelligente è una porta verso un futuro in cui le differenze non sono un limite ma un’opportunità di crescita e inclusione. Nuovi progetti formativi stanno nascendo per facilitare i punti di connessione tra anime, menti e mondi.