
Reciprocità (Oxford Dictionary)
/re·ci·pro·ci·tà/ – sostantivo femminile
- Il rapporto dinamico di parità che collega nella stessa forma o nella stessa misura i rapporti esistenti fra due soggetti.
- Nel diritto internazionale: politica di reciprocità, quella che subordina eventuali agevolazioni ad altri stati ad analoghe concessioni da parte degli stati stessi.
Già nella definizione del termine possiamo evincere che quando si parla di reciprocità si intende un valore che caratterizza tutti i tipi di relazione. Nel nostro articolo vi proponiamo una riflessione più estesa integrando i vari punti di vista della sistemica, della sociologia e dell’antropologia. Buona lettura!
Quando si parla di sistemica è necessario introdurre uno degli ordini evidenziati da Bert Hellinger nelle sue ricerche antropologiche.
La legge del dare e prendere o dell’equilibrio:
“Il principio della compensazione fra dare e ricevere, alla base della vita, viene prestabilito dalla coscienza. Esso regola gli scambi nelle nostre relazioni. Non appena prendiamo o riceviamo qualcosa da qualcuno, ci sentiamo obbligati a restituirgli qualcosa, e per la precisione qualcosa di equivalente. In altri termini, ci sentiamo in debito con questa persona fino a quando non le abbiamo restituito qualcosa di corrispondente, estinguendo così il debito. Dopo ci sentiamo di nuovo liberi nei suoi confronti. Perché la coscienza non ci lascia in pace fino a quando non abbiamo effettuato questa compensazione.”
B. HellingerPerché è così importante?
Perché questa legge è alla base del buon funzionamento delle relazioni e permette l’evoluzione all’interno delle stesse.
Potremmo equiparare questa definizione al concetto della reciprocità e complementarità. Il termine si collega all’osservazione della realtà non per entità separate, ma per relazioni (molti sociologi hanno osservato queste realtà: Hegel, Simmel, Weber, Sturzo, Husserl, Buber, etc.)
“Tutto è rapporto, Logos” (S. Weil)
Questa affermazione evidenzia come l’identità di ciascuno risulta ricostruibile solo nell’intreccio con le molteplici storie di vita delle persone con cui ha interagito e che hanno condizionato il suo modo d’essere lungo il corso dell’esistenza.
La nostra identità si basa quindi sul riconoscimento reciproco che è dato dall’incrocio degli io e dei tu e quindi l’individuo assume il suo valore nella relazione. Tener conto dell’importanza nell’equilibrio relazionale del “compensare il dare e il prendere” permette a coloro che sono in relazione la crescita e l’evoluzione.
È importante mantenere un equilibrio nello scambio reciproco, altrimenti sorgono i guai. Se chi dà non accetta nulla in cambio il rapporto è minacciato. Chi impedisce all’altro di dare vuole essere più potente, ma chi non riesce a compensare ciò che riceve alla fine reagirà con rabbia o allontanamento e il rapporto sarà incrinato.
Diverso è il peso tra genitori e figli: i genitori danno sempre e i figli prendono sempre, con amore.
Poiché ricevere significa sentirsi in obbligo di debito, molti preferiscono non ricevere, per non perdere la propria “innocenza”. Se si riceve si è poi in obbligo verso il donatore. Può essere quindi più semplice non ricevere niente, in modo da non dover dare niente e mantenere la propria libertà.
Ma la vita è uno scambio continuo, un dare e un ricevere continuo.
Dice Hellinger: “Quando qualcuno mi dà qualcosa ed io compenso, per esempio pagando il prezzo intero, la relazione finisce. Entrambi riprendiamo la nostra strada. Se io lo pago troppo poco, la relazione continua. Da un lato, perché io mi continuo a sentire in colpa verso di lui. Dall’altra parte, perché egli si aspetta da me ancora qualcosa. Una volta che io ho saldato completamente entrambi siamo liberi l’uno verso l’altro.”
Tra innamorati si riceve e si ridona qualcosa in più. Allora anche il partner compenserà donando più di quanto ricevuto. “In questo modo, cresce il volume del dare e prendere tra innamorati e così anche la profondità del loro rapporto.”
Questo rapporto così è all’insegna della fluidità, mai fermo, mai statico, sempre in evoluzione.
Nella reciprocità ci si può lasciare andare a processi fluidi, mutevoli nel tempo, in un viaggio mai concluso, come ricercatori a vita, mai sistemati nell’ordinariato. Senza definizioni fisse, idee chiare e distinte.
È richiesto un continuo rimodulare sé stessi in relazione agli altri, agli eventi.
Reciprocità allude alla fatica del mutuo conoscersi e riconoscersi, e dunque al mistero di una relazione che conserva un che di inesprimibile. Si può esprimere la realtà attraverso il logos delle scienze umane ma al contempo si dovrebbe custodire il silenzio del contemplare e dell’amare.
Nella reciprocità si evita di definire, una volta per tutte, una razza, un gruppo e una categoria sociali, il maschile e il femminile, giacché si teme di assolutizzare ciò che è parziale: gli errori commessi nel passato e le contraddizioni insolute ribadiscono l’inopportunità di giungere a definire.
“Col termine reciprocità si allude alla tensione inestinguibile all’incrocio delle infinite polarizzazioni della persona: unità e pluralità, uguaglianza e differenza, universalità e unicità, idem e ipse, autonomia e complicità, cura di sé e sollecitudine per l’altro, individuo e collettività, burocrazia e comunità, giustizia e perdono… proprio la fluidità dei processi consente la rigenerazione del mondo umano.” (Giulia Paola Di Nicola, Il valore propulsivo della reciprocità nelle relazioni interpersonali, 2014).
