L’intelligenza artificiale sta cambiando il nostro modo di lavorare, scrivere e comunicare. Ma dietro l’efficienza di questi strumenti si nasconde un fenomeno poco noto al grande pubblico: le “hallucinations”. No, non si tratta di visioni o sogni, ma di errori generati con estrema sicurezza da modelli come ChatGPT o Gemini e similari. Capire cosa sono queste “allucinazioni digitali” è essenziale per evitare fraintendimenti, fake news e danni reputazionali. In questo articolo ti spieghiamo come riconoscerle, perché succedono e qual è il ruolo umano per contrastarle. 

Cosa sono le “hallucinations” nell’AI 

Nel contesto dell’intelligenza artificiale, si parla di “hallucination” quando un modello genera un’informazione errata, inventata o fuorviante, ma lo fa in modo apparentemente credibile e sicuro. A differenza di un errore banale, l’hallucination è subdola perché si maschera da verità, rendendo difficile distinguerla a occhio nudo. 

A fare scalpore l’imbarazzo di un avvocato fiorentino che il mese scorso ha citato alcune sentenze di ChatGpt senza verificarle nel tribunale della sua città. Un suo assistente aveva utilizzato il software per ricercare precedenti legali sull’acquisto di merce contraffatta. I documenti trovati e usati erano verosimili e inventati.  

L’intelligenza artificiale non mente intenzionalmente: semplicemente, predice parole sulla base di pattern linguistici, senza avere una comprensione reale dei fatti.  

Perché succedono? 

Le hallucinations avvengono per diversi motivi, tra cui: 

  • Mancanza di dati reali nel training set (addestramento) 
  • Domande troppo complesse o ambigue. 
  • Modelli istruiti a “completare frasi” più che a “verificare informazioni”. 

Questi sistemi non “sanno” cosa è vero o falso: si limitano a indovinare la risposta più probabile. Proprio per questo motivo, possono generare output apparentemente perfetti… ma completamente sbagliati. 

Come riconoscerle 

Riconoscere un’allucinazione richiede spirito critico e un minimo di verifica

  • Verifica ogni dato, fonte o citazione. 
  • Confronta con fonti autorevoli. 
  • Diffida da risposte eccessivamente precise se non accompagnate da riferimenti affidabili. 

Un consiglio utile? Tratta l’output dell’AI come una bozza iniziale, non come una verità assoluta. 

Il ruolo fondamentale dell’essere umano 

Le AI sono strumenti, non oracoli. Ed è qui che entra in gioco la responsabilità umana. Il nostro compito è quello di vigilare, correggere, contestualizzare. Ogni testo generato da un’AI dovrebbe passare per il filtro di un professionista competente, che sappia distinguere tra una buona idea e un dato inventato. 

Etica e uso consapevole 

Non possiamo delegare alla tecnologia decisioni complesse senza porci domande etiche. Come ci assicuriamo che un contenuto AI non diffonda disinformazione? Come evitiamo che un errore comprometta la reputazione di un marchio? L’unico antidoto è l’etica: trasparenza sull’uso dell’AI, verifica delle fonti e assunzione di responsabilità da parte di chi pubblica i contenuti. 

Conclusione 

L’AI può essere un alleato straordinario, ma solo se usata con consapevolezza. Le “hallucinations” sono un campanello d’allarme che ci ricorda quanto sia importante il giudizio umano. In un’epoca dove i contenuti si moltiplicano in pochi secondi, l’elemento più prezioso resta la nostra capacità di analizzare, scegliere, capire. L’intelligenza, quella vera, è ancora un affare umano. 

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