Nelle realtà lavorative moderne, il benessere dei dipendenti è sempre più un fattore di attenzione, non solo perché rientra negli obblighi di prevenzione di rischi per la salute, come lo stress lavoro correlato, ma anche perché si è modificato il focus delle aziende verso gli investimenti vantaggiosi. 

Per esempio, la possibilità di bilanciare la vita professionale con quella personale è diventata un’esigenza sempre più riconosciuta non solo dai lavoratori, ma anche dalle stesse aziende. La flessibilità lavorativa, ad esempio, offre ai dipendenti la possibilità di adattare l’orario e il luogo di lavoro alle proprie esigenze, favorendo così una migliore gestione del tempo dedicato al lavoro, alla famiglia o ad altre attività. 

L’introduzione dello smart working in Italia ha avuto un iter rallentato, fino a un determinato momento, poiché non c’era confidenza con questo nuovo strumento di gestione del lavoro e del personale e pochi riferimenti sulle sue applicazioni, sia nei contesti pubblici che privati. A sdoganarne poi l’utilizzo è stato un motivo di forza maggiore, un’emergenza sanitaria che ha imposto radicali cambiamenti nelle abitudini di vita, cosicché si è creata l’occasione per valutarne i benefici e le eventuali criticità. 

Secondo una ricerca dell’osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, ci sarebbe stato per le aziende, a regime, un aumento della produttività del 15-20% e un risparmio sui costi energetici, a fronte di investimenti inevitabili per l’implementazione delle tecnologie informatiche e per l’applicazione di nuovi modelli organizzativi e di leadership.  

I vantaggi per i lavoratori sono stati soprattutto i benefici derivati da una migliore gestione del lavoro insieme alla vita privata, una riduzione dei costi per gli spostamenti, anche nonostante l’aumento delle spese energetiche domestiche.  

Ma se lo smart working ha cambiato per sempre il processo lavorativo con risvolti positivi imprevisti e ha prodotto un’accelerazione nella diffusione di tecnologie avanzate di comunicazione, il benessere dei lavoratori in azienda, non si limita solo alla sfera lavorativa e familiare. È fondamentale, infatti, che sussistano condizioni che assicurino anche il benessere fisico e mentale dei dipendenti.  

Da questo punto di vista sono fondamentalmente due gli aspetti su cui investire. Da un lato gli ambienti di lavoro, con spazi adeguati allo svolgimento delle attività lavorative e aree relax per le pause; dall’altro l’attenzione a tutti quegli aspetti della vita lavorativa che hanno una ricaduta sul benessere generale, relativi quindi, alla cultura aziendale, al clima interno e all’organizzazione del lavoro.  

In questo contesto, il ruolo di consulenti esperti che supportino il management nelle scelte più efficaci, per creare un ambiente di lavoro sano e stimolante, diventa fondamentale. Questi possono, infatti, aiutare l’azienda a valutare le esigenze specifiche dei dipendenti, a sviluppare programmi personalizzati e a fornire formazione e supporto per promuovere le azioni migliori e garantire il benessere dell’organizzazione.   

Per implementare efficacemente queste iniziative, è importante coinvolgere i dipendenti, raccogliere feedback e monitorare i progressi. Conoscere le esigenze del proprio personale aiuta anche a promuovere ulteriori azioni per rafforzare la fiducia e il senso di appartenenza dei lavoratori verso l’azienda. 

Nuovi equilibri stanno così sostituendosi ai vecchi modelli di welfare aziendale. Nella nuova visione, non si tratta più solo di concedere “benefit”, come beni e servizi accessori, ma piuttosto di studiare vere e proprie strategie per portare innovazione, crescita e progresso nell’insieme dei contesti lavorativi.  

Con questo approccio, nell’evoluzione del mondo del lavoro, le aziende possono creare un sistema produttivo in cui il benessere dei dipendenti diventi un vero e proprio motore di successo.  

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