La tecnologia ha trasformato radicalmente il nostro modo di vivere, lavorare e comunicare. Dalla macchina da scrivere ai comandi vocali, dall’analogico al digitale, abbiamo assistito a un salto epocale che oggi si intreccia con una delle innovazioni più discusse: l’intelligenza artificiale. Ma quanto è davvero intelligente l’IA? Possiamo considerarla una mente autonoma o resta solo uno strumento avanzato? Mentre l’innovazione accelera, ci troviamo di fronte a una domanda essenziale: il futuro sarà guidato dall’uomo o dalle macchine? 

Ho avuto la fortuna di lavorare per molti anni in una delle aziende di chimica elettronica più apprezzate al mondo. Negli anni 2000, Alfachimici deteneva una quota rilevante del mercato globale nello studio e nella produzione di soluzioni chimiche per la metallizzazione dei circuiti stampati. Eravamo una cinquantina di persone impegnate in un progetto ambizioso, proiettate nel futuro in una realtà completamente differente da quella odierna. 

Quell’esperienza mi ha lasciato un’eredità preziosa: la meraviglia di osservare da vicino il processo che rende un circuito conduttivo. Ho toccato sezioni di provini metallografici, visto al microscopio depositi sulle piste ingranditi migliaia di volte, immergendomi nell’intimità della tecnologia. Ho assistito alla nascita delle prime card che avrebbero poi rivoluzionato il nostro modo di pagare, telefonare e raccogliere punti fedeltà nei supermercati. 

Nel frattempo, il mondo correva. Sono passata dalla stenografia alla macchina da scrivere meccanica, fino ai comandi vocali. Un salto epocale che mi ha fatto riflettere. È certo che la tecnologia migliori la vita ma crea anche tanta insicurezza e timore, specialmente in questa era dove si è intrecciata all’intelligenza artificiale. 

Quale sarà il futuro dell’uomo nel rapporto con l’evoluzione tecnologica? Sarà un’alleata o una minaccia? 

Negli ultimi anni, siamo stati immersi in un’idea quasi dogmatica dell’intelligenza artificiale, ma la tecnologia non è statica: solo poche settimane fa, la Cina ha cambiato nuovamente le regole del gioco con l’arrivo di DeepSeek. L’innovazione avanza, ma le domande restano

L’IA ci aiuterà o diventeremo vittime delle macchine? Forse la vera questione è un’altra: quanto siamo consapevoli che questi strumenti sono frutto del nostro intelletto e della nostra creatività? L’intelligenza artificiale è una realtà ma quanto è intelligente? ChatGPT e i suoi simili esistono perché noi abbiamo fornito loro i dati con cui sono stati addestrati: nulla di ciò che fanno va oltre lo scibile umano. 

Le macchine analizzano, processano, prevedono. Ma non vivono. La descrizione di un’emozione non vale nulla senza l’esperienza che la genera. La natura parte da un bisogno interiore, non dà una risposta asettica. 

Ci siamo evoluti grazie alla curiosità, all’osservazione e alla capacità di risolvere problemi. Non siamo macchine e non siamo al loro servizio. Questa consapevolezza deve darci forza, fiducia e serenità. Ricordiamoci sempre che al centro deve esserci l’uomo. La tecnologia è un mezzo, non il fine. Il nostro compito è comprendere con mente plastica e cuore aperto. Non siamo sequenze di codici, siamo individui e dentro ognuno di noi ci sono potenzialità infinite.  

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